RICERCA TRA ARTE E SCIENZA

Un metodo, una scommessa, una via immaginale.

C’è una scommessa da lanciare: chiamare a raccolta ecologi, artisti, scienziati e attori, botanici e disegnatori, per tracciare una nuova carta del sapere e un comune terreno di ricerca con l’obiettivo di formare una figura nuova senza pedigree con enormi potenzialità analitiche e strategiche da giocarsi entro una società dei consumi in rapidissimo mutamento.

Tra gli incolti istruiti (scienziati?) e i sapienti ignoranti (umanisti?), va costruita, per il filosofo Michel Serres, la figura intermedia dello specialista generalista, e cioè di qualcuno che pone la vastità di interessi epistemici e di prospettive teoriche come sua specifica expertise. Che è appunto quel che fa Ermes-Mercurio, il comunicatore per eccellenza, con mandato celeste e cocciutaggine personale.

La cosiddetta società dell’informazione non è un flusso di messaggi inviati a interlocutori in cerca di sapere ulteriore, ma una rete di spostamenti continui dove quel che conta è lo scambio, assai spesso non vicendevole, e non quel che si scambia. La cifra della società contemporanea non è la reciprocità, quell’alternarsi fra dono e contro dono, ma l’ingerenza, il disturbo, l’interrompersi di un contatto umano e sociale che, però, riprende quasi sempre e inaspettatamente altrove. Il mondo insomma – e qui la lezione della termodinamica si percepisce tutta va tendenzialmente per entropia, per dissipazione.

Ne deriva che ogni informazione si caratterizza, e per nulla paradossalmente si rafforza, in un contrasto continuo con la disinformazione, che non è una deviazione del sistema ma il suo inveramento. Oggi che ci si è resi conto che la questione dell’informazione deviata (o invertita, o mancata) non è solo un problema di cattiva divulgazione, meno che mai di giornalismo, ma di strategie politiche globali, così come di tattiche locali, l’invito è ad abbandonare qualsiasi forma di ingenuità veritativa (anch’essa, spesso, tattica a suo modo), e a riconsiderare la comunicazione, in ogni senso, come fulcro del vivere – si spera – il più possibile civile.

 

 

Come re-immaginare il mondo? Come re-incantarci di nuovo?

Attraverso un nuovo modo di fare Anima. L’espressione “fare anima” la prendiamo in prestito dal poeta John Keats che in una lettera al fratello scrive: “Chiamate, vi prego, il mondo la valle del fare anima. Allora scoprirete a che serve il mondo”. Un’immagine che avvicina la nostra vita al peregrinare per il mondo con il fine di trasformare gli eventi che viviamo in esperienze.
Parlare di ‘anima‘ non significa parlare di un elemento concreto o di una sostanza, ma è riferirsi a una prospettiva, a un atteggiamento, a una ‘visuale sulle cose’ che ci permette di dare significato agli eventi, che a loro volta avranno un determinato effetto su di noi.
Quindi utilizzare un approccio immaginale significa, prima di tutto, lavorare con le immagini. Questo lavoro può essere fatto secondo differenti modalità: da una parte attraverso l’arte e l’esperienza estetica e dall’altra attraverso un lavoro più introspettivo, interiore.

 

Raccontare storie

Ogni persona si porta dentro una sequenza di immagini che lo caratterizza e distingue dagli altri. Ma queste immagini non sono fisse, cambiano, si evolvono, si trasformano durante la nostra vita. Dare spazio e voce a queste immagini, dialogare e interagire con esse è un processo creativo straordinario che ci permette di scrivere nuovi copioni e disegnare nuove sceneggiature. Attraverso l’ascolto, la scrittura o la drammatizzazione di storie sono i processi fondamentali dell’approccio: la lettura di un romanzo, la scrittura di un diario o di una storia, la costruzione di un ruolo teatrale, di una drammaturgia aiutano a fare emergere le immagini che ci abitano e che abitiamo inconsciamente. Il linguaggio simbolico permette di leggere gli eventi della nostra vita come se fossero la trama di un romanzo, di un film o di un copione teatrale e di intervenire su questo, per poter meglio misurare le nostre aspirazioni.

Il metodo di lavoro che proponiamo è integrato perché coinvolge insieme mente-corpo. E’ un modello centrato sulla ridefinizione dei significati e sulla relazione attraverso l’esplorazione degli schemi cognitivi abituali automatici e dei copioni relazionali. Da questa prospettiva l’approccio immaginale applicato al counseling individuale e di gruppo diventa un viaggio di scoperta delle risorse interiori attraverso il quale entriamo nella narrazione di una storia, come al cinema o a teatro, attraverso la porta dell’immaginazione per tornare alla dimensione “ordinaria” provando a ricostruire il senso di quello che abbiamo narrato e vissuto con una nuova consapevolezza, e che sia di buon auspicio per l’avvenire delle generazioni queste, e prossime.

 

ENEA
DYNAMIS
IL LABORATORIO